L'Abruzzo
sostenibile

In una modernità che raccoglie tutte le contraddizioni delle non-scelte della politica degli ultimi decenni, è necessario puntare al principio della sostenibilità sia in campo economico, che sociale, che ambientale. L’esperienza della pandemia ha reso improcrastinabile il bisogno di riconvertire il modello di sviluppo che abbiamo assunto anche in considerazione che il costo sociale della Regione è divenuto drammatico: cresce il numero degli anziani, diminuisce il numero dei giovani; si spopolano le aree interne e cresce il numero dei giovani che lasciano l’Abruzzo in cerca di fortuna. Quello che manca è una strategia politica, che consideri lo sviluppo economico come  funzionale alla garanzia dei diritti sociali e non già il contrario. Non si lavora per arricchire le tasche dei pochi, ma per favorire, con spirito di solidarietà, il benessere di tutti, e cioè uno sviluppo equo e sostenibile dell’intero territorio regionale. 

L’Abruzzo è, per intensità industriale, una delle principali regioni manifatturiere d’Europa e il suo sistema produttivo, con un prodotto interno lordo di oltre 30 miliardi di euro è settimo in Italia per specializzazione industriale, settimo per incidenza delle esportazioni sul pil (8,7 miliardi di cui circa il 50% legato al settore automotive). Il settore alimentare è quinto per numero di occupati all’interno della filiera e al secondo posto se guardiamo allo specifico della produzione di pasta e vino.

Tutti questi fattori, presi insieme, determinano l’urgenza di una riconversione green che sia in grado di innalzare la qualità ambientale e, al contempo, le condizioni di salute, la competitività del sistema produttivo e la qualità dei posti di lavoro. È, quindi, necessario inquadrare ogni azione politica di investimento sul sistema produttivo regionale in seno agli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile: si tratta di un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU.

La mobilità sostenibile non è solo mobilità lenta, è intermodalità e per questo a crescita delle infrastrutture sulla viabilità, sulle ferrovie  e sulla portualità (come il Porto di Vasto) devono essere sostenute con coraggio  in un contesto ambientale moderno da salvaguardare

Dall’agricoltura, come dagli altri settori produttivi e più in generale dalla cittadinanza, emerge con ancora più forza che in passato una domanda di semplificazione per ridurre e facilitare gli adempimenti, accorciandone i tempi e contenendone i costi.

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